04.09.2017

Vittorio Feltri: “Siamo alla dittatura del crocefisso”

Vittorio Feltri: “Siamo alla dittatura del crocefisso”

Vittorio Feltri, direttore di Libero, commenta la notizia del suicidio assistito in Svizzera di un altro italiano. E si chiede: “Dove è lo scandalo?”.

Altro suicidio assistito di un italiano che si è recato a Zurigo per porre fine alle proprie sofferenze. Altre polemiche furiose da parte di chi trova immorale decidere di andare volontariamente all’altro mondo. Siamo alle solite.

Non c’è verso di convincere i cattolici, in particolare, e in generale i nostri compatrioti, che la vita appartiene a chi ce l’ha e ne può quindi disporre come gli garba, magari togliendosela perché stanco di stare su questa terra benedetta o maledetta, dipende dalle opinioni.

Stavolta a farsi secco non è stato un personaggio famoso, bensì un anonimo ingegnere di Como affetto da depressione acuta. Costui non ne poteva più di combattere contro la malattia che lo affliggeva da anni e, al culmine della disperazione – la cui intensità noi non abbiamo facoltà di valutare – ha optato per trasferirsi presso il creatore, ammesso esista un creatore.

Dove è lo scandalo? Una persona sarà padrona di gestire la propria esistenza o no? Secondo i bacchettoni siamo creature di Dio non in grado di stabilire la data del nostro decesso, ma costretti a rispettare gli ordini celesti. Patiamo? Pace amen. Per toglierci dalle balle dobbiamo aspettare la chiamata dal cielo. E dedicare il dolore fisico e mentale al signore che poi ci premierà, forse, col paradiso, luogo ignoto da cui non ci giungono segnali utili a farci comprendere di cosa si tratti.

I credenti accettano la descritta prospettiva con rassegnazione e speranza. Giusto che si comportino di conseguenza sacrificandosi nell’attesa di essere convocati tra le nuvole.

Ma per quale motivo se uno è agnostico o addirittura ateo non è abilitato a farsi i cazzi suoi e a dipartire quando lo ritiene opportuno? Questo è un mistero mai svelato da alcun fedele, preti inclusi. I quali sono persuasi che le loro idee in materia di trapassi siano indiscutibili e vadano accettate da chiunque, in barba al libero arbitrio cui, per altro, tengono molto essendo considerato dai cristiani un dogma.

Siamo alla dittatura del crocefisso.

Uno comanda che bisogna campare finché lo dice lui e per noi non c’è scelta: ubbidire e basta. Ma che razza di religione è quella che non prevede il dissenso?

Ciò che appare ancora più assurdo è il fatto che la magistratura, davanti all’ingegnere che si è eternamente addormentato a Zurigo di propria iniziativa, lo abbia ora messo al centro di una inchiesta tesa a stabilire se colui che lo ha accompagnato in Svizzera abbia o no commesso il reato di istigazione al suicidio. Superfluo dire che il “mediatore” rischia di pagare salato in termini giudiziari. Il che è fuori da ogni logica. La legge che mette il becco negli affari privati di un cittadino non è legge bensì una violenza autorizzata dal codice, ovvero un abuso intollerabile di autorità. Ogni uomo, magari sbagliando, ha comunque il diritto di essere proprietario di se stesso almeno nell’ambito della vita e della morte. L’opzione del suicidio assistito è una questione intima che non riguarda né i giudici togati né quelli con l’abito talare. È roba nostra.

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