16.11.2023

Eutanasia e suicidio assistito: quali sono le differenze

Eutanasia e suicidio assistito: quali sono le differenze

Quando si parla di possibilità di scelta alla fine della vita, non è raro fare confusione tra i termini e usare come sinonimi “eutanasia” e “suicidio assistito”. Non sono però la stessa cosa. Negli articoli precedenti abbiamo visto che cos’è l’eutanasia; in questo, invece, vedremo le differenze tra i trattamenti eutanasici e quelli di cosiddetto suicidio assistito.

 Eutanasia: il medico somministra il farmaco

Nel caso dell’eutanasia, attualmente illegale in Italia, dopo la verifica dei requisiti del paziente che ne fa richiesta e il via libera da parte di una commissione medica multidisciplinare, è un medico o un operatore sanitario a somministrare direttamente al paziente il farmaco letale che porrà fine alla sua vita. Quando parliamo di eutanasia, siamo quindi di fronte ad un’azione diretta di un sanitario sul corpo della persona che ne ha fatto richiesta. L’eutanasia non può mai essere effettuata su persone non consapevoli o incoscienti, anche nel caso in cui la persona abbia dichiarato di voler accedere all’eutanasia prima di ritrovarsi in una condizione di incapacità di intendere e volere.
Troppo spesso nell’immaginario comune i trattamenti eutanasici e di sedazione profonda palliativa continua vengono confusi. Alle differenze tra eutanasia e sedazione profonda abbiamo dedicato un apposito articolo

Suicidio assistito: il paziente si autosomministra il farmaco

L’espressione “suicidio assistito” è un termine giornalistico. La pratica a cui fa riferimento è quella della “morte volontaria medicalmente assistita” (d’ora in avanti MVMA). Tale pratica in Italia è stata depenalizzata dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale ed oggi l’accesso a questa pratica è un diritto di tutti e tutte le italiane.
A differenza dell’eutanasia, i trattamenti di suicidio assistito o meglio di morte volontaria medicalmente assistita, prevedono che sia il paziente stesso ad autosomministrarsi il farmaco letale. Il medico non interviene quindi con una somministrazione diretta, ma si limita a prescrivere il farmaco e a garantire l’assistenza al paziente durante l’autosomministrazione. Anche in questo caso, prima di procedere alla MVMA, il paziente deve farne richiesta, le sue condizioni di salute devono essere verificate da una commissione medica multidisciplinare e deve essere capace di intendere e volere fino all’ultimo secondo.

Cos’hanno in comune Eutanasia e Suicidio assistito?

Dopo aver analizzato che cos’è l’eutanasia e la differenza tra eutanasia e suicidio assistito, riepiloghiamo, invece, cosa accomuna l’eutanasia e il suicidio assistito. 

Sia che si tratti di eutanasia che di suicidio assistito, è sempre il paziente a dover formulare la richiesta di fine vita. Nessun altro può farlo al suo posto, nemmeno i medici che lo hanno in cura o i familiari.
Va da sé che nel formulare questo tipo di richiesta il paziente debba sempre essere completamente capace di intendere e volere, quindi non può dichiarare in anticipo la propria volontà di accesso all’eutanasia o al suicidio assistito. La capacità di intendere e volere deve esserci fino all’ultimo momento, quindi fino al momento della somministrazione o autosomministrazione del farmaco letale.
Prima di procedere è poi sempre necessario un via libera da parte di una commissione medica multidisciplinare che, prima di autorizzare il trattamento, verifichi le condizioni del paziente che ne ha fatto richiesta e la rispondenza di queste condizioni ai requisiti previsti dalla legge.

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