25.11.2021
“Mario” è un nome di fantasia a tutela della sua privacy. Si tratta di una persona marchigiana, tetraplegica, immobilizzata da 10 anni, che ha chiesto da oltre un anno all’Azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere legalmente in Italia ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze, in applicazione della sentenza di incostituzionalità della Corte Costituzionale n. 242/2019 che indica le condizioni di non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito.
Dopo il diniego dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche (ASUR), ben due decisioni definitive del Tribunale di Ancona e ulteriori due diffide legali all’ASUR Marche, “Mario” ha finalmente ottenuto il parere del Comitato etico dell’ASUR. Il Comitato etico, a seguito di verifica delle sue condizioni tramite una gruppo di medici specialisti, ha confermato che “Mario” possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assisitito così come stabilito nella sentenza Cappato-Antoniani della Corte Costituzionale.
Dopo aver letto il parere, “Mario” ha commentato: “Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”.
Filomena Gallo, co-difensore di “Mario” insieme agli avvocati Massimo Clara, Angelo Calandrini, Cinzia Ammirati, Francesca Re, Rocco Berardo e Giordano Gagliardini, dichiara: “Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabo, ovvero “Mario” è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. È molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito“.
I legali hanno poi spiegato quali saranno i prossimi passi: “Su indicazione di “Mario”, procederemo ora alla risposta all’ASUR Marche e al comitato etico, per la parte che riguarda le modalità di attuazione della scelta di “Mario”, affinché la sentenza Costituzionale e la decisione del Tribunale di Ancona siano rispettate“.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure. “Mario” sta comunque procedendo grazie ai tribunali. Dopo aver smosso l’ASL che si rifiutava di avviare l’iter, ora è stata la volta del Comitato Etico. Manca ora la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico. Tale tortuoso percorso è anche dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa.
Il risultato di questo scaricabarile istituzionale è che persone come “Mario” sono costrette a sostenere un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione.